Pazzesco! Oil Wti con scadenza maggio con quotazioni sotto lo zero
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Quando verso le 18.30 il CME non ha escluso che ci potessero essere quotazioni negative per questo contratto future l’accelerazione al ribasso è stata devastante (le quotazioni ufficiali pubblicate da Bloomberg hanno dato il prezzo a -37$ al barile). Non era mai successo nella storia. Il crollo è stato di oltre il 300% (all’apertura di oggi quotava circa 18$). Il contratto scade domani.
Già dalla mattinata le vendite avevano preso di mira il WTI facendolo scendere ai minimi dal 1999 a 14$ nonostante l’accordo sul taglio alla produzione deciso nell’accordo OPEC+ della scorsa settimana.
A pesare sulla quotazione del greggio le preoccupazioni riguardanti il crollo della domanda e l’incremento delle scorte USA, destinate a crescere ancora nel pieno della pandemia da coronavirus. Arrivano notizie che il taglio della produzione previsto per maggio di 10 milioni di barili al giorno non è nemmeno la metà del corrispondente calo della domanda.
La conseguenza è che le scorte di greggio americane sono balzate di circa il 50%: non è stata raggiunta la piena capacità ma il timore è che ciò accadrà presto.
Quindi da questi timori è spiegato il prezzo sotto lo zero delle quotazioni di oggi pomeriggio: chi vende è chiamato a pagare chi acquista il contratto purché si prenda i barili di petrolio comprati, causa il forte aumento dell’offerta e dell’impossibilità dello stoccaggio dei barili eccedenti.
I trader sono corsi a svendere le proprie posizioni long, che richiederebbero loro di ricevere alla scadenza effettivamente in consegna i barili di petrolio comprati. Ad influire anche una convergenza con il prezzo spot del petrolio fisico.
Che fare adesso? Il contratto future del WTI con scadenza giugno quota 22$ ma la volatilità e l’incertezza su questo asset ha raggiunto livelli impossibili da gestire e prevedere. Personalmente starei fuori da qualsiasi contratto future su OIL: il prezzo del greggio rimane sotto pressione e non sono da escludere fallimenti di compagnie petrolifere che coinvolgerebbero anche banche finanziatrici e fondi che hanno in pancia titoli delle compagnie stesse con effetti incontrollabili sulle quotazioni
(Fabrizio Mastroforti)